La radio però è anche un formidabile mezzo di organizzazione del consenso politico. Gli studiosi di sociologia
politica hanno analizzato il ruolo che la radio ha avuto nell'affermarsi
di regimi dittatoriali in Italia, Germania e URSS o del consenso
che Frank Delano Roosvelt riuscì ad ottenere al suo
"New deal" per superare la terribile crisi del
'29 con i suoi "Discorsi al caminetto" che
venivano ascoltati in tutti gli States.
In Italia il primo incontro tra il regime mussoliniano e
la radio non fu felice: era stata annunciata la trasmissione
del "Discorso di Mussolini al teatro
Costanzi di Roma", ma dopo le prime battute di presentazione,
non appena inizia a parlare il capo del governo, comincia
una serie di scariche che rendono
incomprensibile il discorso.
C'è quindi un primo momento di diffidenza
del regime nei confronti della radio, ma ben presto se ne
comprendono tutte le enormi potenzialità e - poiché
il possesso di apparecchi riceventi non è ancora molto
diffuso - si organizzano adunate nelle piazze che vengono
dotate, anche nei paesi più minuscoli, di altoparlanti
(chiamati in un primo momento "altisonanti").
È attraverso la radio che si rivolgono le campagne
- tipo la "battaglia del grano" - propagandistiche,
ma anche le aggregazioni delle varie corporazioni,
o le campagne di sostegno alla politica colonialista in Africa
o per l'intervento italiano nella guerra di Spagna.
Per diffondere la radio vengono impostate vendite a rate
attraverso le varie organizzazioni fasciste e delle corporazioni:
c'è la radio-Balilla per i giovani,
ma c'è anche la "radio rurale"
o la radio dell'OND (Opera Nazionale Dopolavoro).
Aumentano le trasmissioni di intrattenimento,
ma anche quelle giornalistiche. Di grande
rilievo, per quanto riguarda la Sardegna, la lunga trasmissione
in diretta per l'inaugurazione di Carbonia.
Tutto ciò testimonia del controllo rigido
sulle radio diffusioni che viene esercitato non soltanto
in Italia, ma un po' in tutto il mondo dai governi.
Soltanto negli Stati Uniti si sviluppa un
sistema privato, basato sul finanziamento
derivato dalla pubblicità. Su questo
tema il discorso si farebbe troppo lungo ed esorbiterebbe
dai fini della mostra.
Durante il secondo conflitto mondiale la radio
- ormai alla perfezione tecnica - diventa un formidabile
mezzo bellico, non soltanto durante le operazioni
di guerra, ma anche per i "fronti interni" delle
due parti in conflitto. Chi, di una certa età, non
ricorda "Radio Londra" le cui
frequenze bisognava cercare con grande pazienza perché
venivano cambiate di continuo per evitare i disturbi mandati
in onda non appena veniva localizzata?
La sigla era tre punti ed una linea, le prime note della
"quinta" di Beethoven, ma anche, in alfabeto Morse,
la lettera "V", Victory. Chi non ricorda i "Bollettini
di guerra" dai vari fronti e ciascuno attendeva
di sapere qualcosa da quel fronte dove si sapeva che era stato
inviato un congiunto, un amico? |